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Foto Manifestazione Milano Contro la Guerra del 19 Marzo 2022
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Milano contro la guerra Domenica 13.03.2022 ore 15.30
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Di seguito il testo della convocazione:
Pace. Disarmo. Futuro.
Ci siamo battuti in ogni occasione per la Pace, eppure i conflitti sono aumentati. Forse perché è stato perso di vista l’obiettivo del Disarmo.
La corsa agli armamenti e le spese militari sono in aumento, perfino nel nostro PNRR è stata inserita una voce importante di spesa bellica: invece di destinare i soldi per le tante crisi create dalla disuguaglianza acuita dalla pandemia, si spendono soldi per le armi.
Come in tutte le guerre, il riarmo lo paghiamo noi: l'aumento dei prezzi dei carburanti, dell'energia, dei generi alimentari, sono le tasse nascoste con cui finanziamo i profitti crescenti delle industrie di guerra; la "ripresa" che questa spesa dovrebbe trainare non sta distribuendo ricchezza ma nuove povertà, e lo tocchiamo ogni giorno con mano.
La produzione di armi è una ruota che pare inarrestabile: si riempiono gli arsenali, si svuotano i granai, e la corsa alle nuove tecnologie costringe le superpotenze a una gara senza fine. Le armi, o le usi o diventano obsolete, e così vengono vendute a mini-eserciti locali, ai mercenari, ai tanti signori delle guerre sparse per il mondo che provocano migliaia di morti.
La guerra in Ucraina dice come l’economia mondiale sia ostaggio di quei Paesi che detengono risorse e che le usano come arma di ricatto, e chi non le ha - come l’Italia - riapre a forme di energia che speravamo superate, come il carbone o il nucleare.
Anche la lotta contro il cambiamento climatico, che in questi anni ha visto grandi mobilitazioni animate da tanti giovani, rischia di essere messa in un angolo nelle agende di coloro che dovrebbero mettere in campo soluzioni per dare una svolta concreta verso la salvezza del pianeta.
Crediamo che su questi elementi ci sia la possibilità di convergenza tra generazioni, dalle storiche battaglie contro la guerra e per il disarmo, fino alle nuove generazioni maggiormente impegnate nella battaglia per un consumo più sostenibile.
Non ci sottraiamo al conflitto né siamo indifferenti: al contrario ci schieriamo contro la logica della guerra e gli interessi degli speculatori; rifiutiamo di stare al gioco della geopolitica e dello sfruttamento, scegliamo di stare dalla parte delle popolazioni imprigionate in una guerra da cui non hanno niente da guadagnare e tutto da perdere, dalla parte del pianeta e del futuro:
- Ci battiamo per il ritiro immediato dell’esercito russo e il cessate il fuoco;
- Ci battiamo per il disarmo immediato di tutte le potenze globali e per fermare la produzione di armamenti che hanno come unico risultato quello di alimentare la tragicità della situazione;
- Ci battiamo affinché siano aperti subito corridoi umanitari che non siano tra l’altro riservati ai bianchi, come sta accadendo alle frontiere esterne dell'Ucraina, e perché si investa su un sistema di accoglienza vero, non scaricandone costi e disagi sulla buona volontà di singoli e associazioni;
- Ci battiamo contro l'escalation di guerra e il riarmo dei paesi Nato, contro gli interessi dei signori della guerra, dei cosiddetti oligarchi russi, del capitalismo che guida l’industria militare, petrolifera e delle banche armate di tutto il mondo;
Sosteniamo chi resiste alla guerra, in questi giorni anche attraverso straordinarie iniziative di resistenza civile. Si tratta di una popolazione che ha bisogno di tutto, e soprattutto di solidarietà internazionale: a chi soffre e resiste alla guerra, e mai agli eserciti e agli opposti nazionalismi, vanno tutta la nostra vicinanza e le nostre azioni concrete di sostegno.

Chi vuole davvero la pace non alimenta la guerra
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Seguiamo con apprensione il negoziato in corso tra Russia e Ucraina, con la convinzione che per ristabilire la pace sia necessario:
1. che la Russia ritiri le sue truppe dal territorio ucraino, ma allo stesso tempo le sia riconosciuto il diritto alla sicurezza nazionale.
Questo significa che l’Ucraina deve necessariamente rinunciare a far parte della Nato e non appellarsi al diritto di autodeterminazione, perché la libertà si può realizzare sempre e solo all’interno delle condizioni specifiche che ne limitano la portata e, in questo caso, la situazione geopolitica di tutta l’area dell’est europeo e la stessa posizione geografica dell’Ucraina pongono dei limiti invalicabili all’esercizio assoluto della libertà, pena l’inasprimento e allargamento di un conflitto che potrebbe avere conseguenze distruttive senza precedenti;
2. che la Nato si impegni formalmente a non espandersi in altri paesi europei, né ora né mai;
3. che i paesi europei smettano immediatamente di gettare benzina sul fuoco del conflitto, come invece stanno facendo con la promessa di armi e mezzi militari in appoggio all’Ucraina. Un loro intervento farà deflagrare la guerra, anziché risolverla.
Il ruolo dei paesi europei membri della Nato dovrebbe essere quello di imporre agli USA di interrompere questo ennesimo tentativo di accerchiare la Russia. Dovrebbero far prevalere la volontà dei popoli di convivere pacificamente in tutta la regione, anziché disporsi a svolgere il lavoro sporco a tutto vantaggio degli USA, gli unici beneficiari di questa guerra e delle nuove sanzioni che si vogliono imporre a Mosca.
Invece i governi europei sono disponibili ad alimentare il conflitto anche a rischio di provocare un’ecatombe in Ucraina, accettano di esporre i nostri territori al pericolo di ritorsioni nucleari e ubbidiscono all’imperativo statunitense di applicare alla Russia sanzioni economiche che danneggeranno le nostre economie, mentre Biden ne approfitterà per rivitalizzare quella del suo paese; oltre, beninteso, a raggiungere l’obiettivo primario di troncare ogni tipo di collaborazione presente e futura tra Europa e Russia.
Di fatto, i membri europei dell’Alleanza Atlantica sono dei sudditi. E i loro governi sono i traditori dei loro popoli, delle loro necessità e aspirazioni.
Hanno nelle mani la possibilità di operare concretamente per far cessare questa guerra e si negano a farlo, anzi, la alimentano.
A noi, popolazioni dei paesi europei, non è dato influire sulle scelte della Russia o dell’Ucraina, ma possiamo almeno far sentire a chi ci governa il nostro dissenso e la nostra ferma volontà di fermare questo disastroso conflitto.
Chi vuole davvero la pace non alimenta la guerra. Il resto sono solo panzane e retorica bellicista.

10.10.2020 Pullman per la Marcia della Liberazione - Lavoro Reddito Sovranità Democrazia
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Il Partito Umanista ha aderito alla Marcia della Liberazione del 10 Ottobre a Roma, alle ore 14 in Piazza San Giovanni, Roma
Da Milano parte un Pullman, per gli interessanti contattate entro Domenica 4 Ottobre
Sergio Ferrari – 393 90 57 063Valerio Colombo – 338 17 72 080
L'appello della Marcia:
Lavoro Reddito Sovranità Democrazia
Governi e classi dirigenti ci avevano assicurato che lasciando fare i mercati avremmo avuto un Paese più giusto e democratico in un’Europa unita e solidale. Il risultato, a distanza di 30 anni, è sotto gli occhi di tutti: l’Unione europea sta andando in pezzi e l’Italia è sull’orlo del baratro.
Al disastro economico portato dalla pandemia del Covid-19 le risposte del governo e dell’Unione Europea sono state deboli e incapaci di affrontare il dramma sociale ed economico che stiamo tutti attraversando.
Ma non è il virus che sta spazzando via interi comparti economici, che sta mandando in fallimento le aziende, che sta togliendo lavoro e portando nella povertà milioni di italiani. Il disastro è il risultato delle deficienze croniche dell’economia neoliberista e delle misure sproporzionate e sbagliate, messe in atto dal governo per contrastare il Covid, che oltre a sospendere la democrazia, hanno paralizzato il Paese lasciandolo allo sbaraglio e senza risorse, condannandolo alla deriva economica.
L’Italia è posta davanti al bivio: perire o risorgere imboccando la via della libertà e della rinascita !
Il popolo italiano vuole risorgere e non procederà al buio perché la stella polare è la Costituzione del 1948.
Chiediamo, quindi, una netta inversione di rotta con un nuovo governo che sia all’altezza delle enormi sfide che abbiamo di fronte. Un governo che sia capace di portare il Paese non soltanto fuori dalla gabbia di questa Unione Europea che continua a propinare le medesime ricette fallimentari (Mes, Sure, Recovery Fund), ma che ritorni a porre lo Stato, e non i mercati, al centro delle scelte politiche, economiche, sociali e culturali di questo Paese.
Uno Stato che segua il cammino della sovranità monetaria, politica, energetica, alimentare e che sia capace di immaginare e costruire una nuova Italia.
Abbiamo un compito grande, cambiare direzione per una Nuova Umanità ed è il momento storico per fare questo salto, per essere ambiziosi e costruire modelli economici basati sull’essere umano e sulla salvaguardia dell’ecosistema, e non più sul mero profitto per pochi.
Possiamo e dobbiamo affrontare questa sfida che abbiamo davanti ma lo potremo fare soltanto se saremo uniti, è questa la nostra unica arma vincente.
Non è più tempo per i tentennamenti e le ambiguità.
Ogni singola organizzazione, associazione o persona ha un compito storico importante: risvegliare gli italiani sopiti, impauriti e senza speranze per liberarli dalla prigione interiore dell’impossibilità che non ci siano alternative al modello economico neoliberista e a questa Unione Europea.
Il 10 ottobre è soltanto l’inizio.
Ci aspetta una dura battaglia per liberare l’Italia e per ricostruire un Paese che ritornerà ad essere grande!
È questo il tempo di rinascere.
Insieme, ce la faremo!
Vogliamo una moneta sovrana in uno Stato sovrano.
Vogliamo un piano di investimenti e per il lavoro che debelli la disoccupazione.
Vogliamo l’aumento dei salari ed un reddito minimo di 1.000 € per disoccupati, cassintegrati e partite iva.
Vogliamo difendere le piccole aziende, con un 2020 tax free in vista di una radicale e più equa riforma fiscale.
Vogliamo uscire dalla trappola del debito, sia nazionalizzandolo che con una moratoria nei confronti della finanza speculativa.
Vogliamo il controllo pubblico del sistema bancario e la nazionalizzazione delle grandi aziende strategiche.
Vogliamo una sanità pubblica che tuteli la salute di tutti i cittadini, che garantisca la libertà di scelta terapeutica, unita ad una politica ambientale non di facciata, tesa alla sovranità ed alla sicurezza alimentare, che decreti intanto lo stop al 5G.
Vogliamo che il diritto allo studio sia garantito anche ai giovani delle classi popolari, vogliamo forti ed immediati investimenti sull’edilizia scolastica e per l’assunzione del personale, vogliamo la riapertura a settembre delle scuole e delle università.
In una parola, vogliamo la fine del neoliberismo. Vogliamo più Stato e meno mercato, applicando finalmente la Costituzione del 1948! Affinché questo possa compiersi occorre una profonda svolta politica: via dunque il governo Conte, che si convochino nuove elezioni subito!
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