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Alcune foto della della manifestazione contro la Guerra del 26 Marzo 2022 a Milano delle ore 15 in Cairoli, organizzata da Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale il cui appello ci sembra convergente con la nostra posizione contro la Guerra ed ovviamente contro l'invio delle armi.



 

Alcune foto della della manifestazione contro la Guerra del 19 Marzo 2022 a Milano, partenza ore 15 in Cairoli, organizzata da Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale il cui appello ci sembra convergente con la nostra posizione contra la Guerra ed ovviamente contro l'invio delle armi.







Il Partito Umanista di Milano aderisce alla manifestazione Milano contro la guerra ( Domenica 13.03.2022 ) con appuntamento ore 15.30 Arco della pace.

Di seguito il testo della convocazione:

Pace. Disarmo. Futuro.
Ci siamo battuti in ogni occasione per la Pace, eppure i conflitti sono aumentati. Forse perché è stato perso di vista l’obiettivo del Disarmo.
La corsa agli armamenti e le spese militari sono in aumento, perfino nel nostro PNRR è stata inserita una voce importante di spesa bellica: invece di destinare i soldi per le tante crisi create dalla disuguaglianza acuita dalla pandemia, si spendono soldi per le armi.
Come in tutte le guerre, il riarmo lo paghiamo noi: l'aumento dei prezzi dei carburanti, dell'energia, dei generi alimentari, sono le tasse nascoste con cui finanziamo i profitti crescenti delle industrie di guerra; la "ripresa" che questa spesa dovrebbe trainare non sta distribuendo ricchezza ma nuove povertà, e lo tocchiamo ogni giorno con mano.
La produzione di armi è una ruota che pare inarrestabile: si riempiono gli arsenali, si svuotano i granai, e la corsa alle nuove tecnologie costringe le superpotenze a una gara senza fine. Le armi, o le usi o diventano obsolete, e così vengono vendute a mini-eserciti locali, ai mercenari, ai tanti signori delle guerre sparse per il mondo che provocano migliaia di morti.
La guerra in Ucraina dice come l’economia mondiale sia ostaggio di quei Paesi che detengono risorse e che le usano come arma di ricatto, e chi non le ha - come l’Italia - riapre a forme di energia che speravamo superate, come il carbone o il nucleare.
Anche la lotta contro il cambiamento climatico, che in questi anni ha visto grandi mobilitazioni animate da tanti giovani, rischia di essere messa in un angolo nelle agende di coloro che dovrebbero mettere in campo soluzioni per dare una svolta concreta verso la salvezza del pianeta.
Crediamo che su questi elementi ci sia la possibilità di convergenza tra generazioni, dalle storiche battaglie contro la guerra e per il disarmo, fino alle nuove generazioni maggiormente impegnate nella battaglia per un consumo più sostenibile.
Non ci sottraiamo al conflitto né siamo indifferenti: al contrario ci schieriamo contro la logica della guerra e gli interessi degli speculatori; rifiutiamo di stare al gioco della geopolitica e dello sfruttamento, scegliamo di stare dalla parte delle popolazioni imprigionate in una guerra da cui non hanno niente da guadagnare e tutto da perdere, dalla parte del pianeta e del futuro:
- Ci battiamo per il ritiro immediato dell’esercito russo e il cessate il fuoco;
- Ci battiamo per il disarmo immediato di tutte le potenze globali e per fermare la produzione di armamenti che hanno come unico risultato quello di alimentare la tragicità della situazione;
- Ci battiamo affinché siano aperti subito corridoi umanitari che non siano tra l’altro riservati ai bianchi, come sta accadendo alle frontiere esterne dell'Ucraina, e perché si investa su un sistema di accoglienza vero, non scaricandone costi e disagi sulla buona volontà di singoli e associazioni;
- Ci battiamo contro l'escalation di guerra e il riarmo dei paesi Nato, contro gli interessi dei signori della guerra, dei cosiddetti oligarchi russi, del capitalismo che guida l’industria militare, petrolifera e delle banche armate di tutto il mondo;
Sosteniamo chi resiste alla guerra, in questi giorni anche attraverso straordinarie iniziative di resistenza civile. Si tratta di una popolazione che ha bisogno di tutto, e soprattutto di solidarietà internazionale: a chi soffre e resiste alla guerra, e mai agli eserciti e agli opposti nazionalismi, vanno tutta la nostra vicinanza e le nostre azioni concrete di sostegno.
 

Qualunque sia l’interpretazione che si dà dei motivi che hanno portato all’esplosione della guerra in Ucraina, una cosa è certa: siamo all’inizio di un conflitto che potrebbe esplodere con la massima violenza, provocare un massacro della popolazione ucraina e finire per estendersi ad altri paesi europei, quelli confinanti con la Russia ma anche tutti gli altri che ospitano basi e armamenti della Nato.
Seguiamo con apprensione il negoziato in corso tra Russia e Ucraina, con la convinzione che per ristabilire la pace sia necessario:

1. che la Russia ritiri le sue truppe dal territorio ucraino, ma allo stesso tempo le sia riconosciuto il diritto alla sicurezza nazionale.
Questo significa che l’Ucraina deve necessariamente rinunciare a far parte della Nato e non appellarsi al diritto di autodeterminazione, perché la libertà si può realizzare sempre e solo all’interno delle condizioni specifiche che ne limitano la portata e, in questo caso, la situazione geopolitica di tutta l’area dell’est europeo e la stessa posizione geografica dell’Ucraina pongono dei limiti invalicabili all’esercizio assoluto della libertà, pena l’inasprimento e allargamento di un conflitto che potrebbe avere conseguenze distruttive senza precedenti;

2. che la Nato si impegni formalmente a non espandersi in altri paesi europei, né ora né mai;

3. che i paesi europei smettano immediatamente di gettare benzina sul fuoco del conflitto, come invece stanno facendo con la promessa di armi e mezzi militari in appoggio all’Ucraina. Un loro intervento farà deflagrare la guerra, anziché risolverla.

Il ruolo dei paesi europei membri della Nato dovrebbe essere quello di imporre agli USA di interrompere questo ennesimo tentativo di accerchiare la Russia. Dovrebbero far prevalere la volontà dei popoli di convivere pacificamente in tutta la regione, anziché disporsi a svolgere il lavoro sporco a tutto vantaggio degli USA, gli unici beneficiari di questa guerra e delle nuove sanzioni che si vogliono imporre a Mosca.

Invece i governi europei sono disponibili ad alimentare il conflitto anche a rischio di provocare un’ecatombe in Ucraina, accettano di esporre i nostri territori al pericolo di ritorsioni nucleari e ubbidiscono all’imperativo statunitense di applicare alla Russia sanzioni economiche che danneggeranno le nostre economie, mentre Biden ne approfitterà  per rivitalizzare quella del suo paese; oltre, beninteso, a raggiungere l’obiettivo primario di troncare ogni tipo di collaborazione presente e futura tra Europa e Russia.

Di fatto, i membri europei dell’Alleanza Atlantica sono dei sudditi. E i loro governi sono i traditori dei loro popoli, delle loro necessità e aspirazioni.
Hanno nelle mani la possibilità di operare concretamente per far cessare questa guerra e si negano a farlo, anzi, la alimentano.

A noi, popolazioni dei paesi europei, non è dato influire sulle scelte della Russia o dell’Ucraina, ma possiamo almeno far sentire a chi ci governa il nostro dissenso e la nostra ferma volontà di fermare questo disastroso conflitto.

Chi vuole davvero la pace non alimenta la guerra. Il resto sono solo panzane e retorica bellicista.
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